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SS United States

Recensione di: Carlo Alonzi #2993 Roma

SS UNITED STATES

Modello Revell Scala 1:600

 

Da modellista navale attempato con un buon numero di modelli militari costruiti, ultimamente sto subendo un ritorno “Vintage” riguardo alle caratteristiche dei kits che metto in cantiere. Sono sempre stato attratto dai classici oceanliners degli anni d’oro, quelle favolose navi che si sfidavano per il “blue riband” (il record di traversata atlantica coast to coast) passato per le mani di nazioni con gloriose tradizione marinare come Italia, Inghilterra, Francia, e Stati Uniti. Navi che purtroppo, in tempi recenti, non hanno mai attratto in maniera importante le ditte modellistiche. Se si escludono i classici come il Titanic e la serie delle Queen Elizabeth inglesi, bisogna tornare a scatole anni ‘60 per trovare qualcosa su cui modellare, e con quanta fatica, per portare il modello a uno standard accettabile, chiaramente senza grossi aiuti nel campo aftermarket.

Qualche anno fa la Revell ha riproposto un suo classico (non facilmente reperibile) come la SS United States, nella scala 1:600. La stampata è quella del tempo, approssimativa e proiettata verso il “la comincio il venerdì e la finisco per lunedì”. La riproduzione di questa nave, con le sue linee filanti e la colorazione accattivante, ha catalizzato la mia attenzione anche se è una discreta base di partenza per un modello da ricostruire per un buon 50%.

Alcuni cenni storici.

Approntata dalla compagnia United States Lines, poteva trasportare 1928 passeggeri ed era lunga 301 metri. La stazza lorda era di 53.000 tonnellate, raggiungeva la notevole velocità di 38 nodi. Secondo alcuni osservatori, con i suoi particolari impianti propulsori non convenzionali che erogavano 248000 cavalli di potenza, poteva, a tutta forza, raggiungere i 44 nodi. Effettuò il suo viaggio inaugurale nel 1952 da New York a Southampton, fu il più veloce transatlantico mai realizzato e il suo record di velocità nell’atlantico non è ancora stato battuto ed è appunto la nave detentrice del famoso Nastro Azzurro, per la traversata verso ovest, con il tempo record di 3 giorni 12 ore e 12 minuti alla velocità media di circa 35 nodi. Nel 1969, terminato il servizio passeggeri di linea, fu posta in disarmo presso la base della US Navy di Norfolk Va. Attualmente è attraccata a Filadelfia dove delle organizzazioni stanno tentando di restaurarla per farla diventare monumento nazionale.

Venendo al modello, denota tutti i difetti di quei tempi, cioè le stampate tese a comprendere il massimo numero di particolari, a discapito sia della correttezza storica sia di chi vorrebbe fare un pezzo da mostra. In questo caso ci si trova di fronte a un massiccio lavoro di scomposizione delle varie parti che dovranno essere eliminare/separare per poi sottoporle a tutti gli interventi di miglioramento necessari.

Elencandoli, s’inizia con le battagliole stampate solidali con tutti i vari ponti e sovrastrutture. Per sostituirle con quelle fotoincise si dovranno eliminare prestando attenzione a mantenere il piano dei ponti integro.

Si passa poi alle scalette esterne di accesso ai vari ponti inglobate alle pareti verticali, in un unico blocco di plastica con un accenno di scalini. Anche qui quindi taglio drastico e sostituzione con scalette fotoincise adatte.

A seguire un intervento più semplice ma molto tedioso, la foratura dei numerosi oblò presenti sulle fiancate dello scafo, appena accennati che, alla prima passata di vernice, sparirebbero completamente. Si riproducono utilizzando una punta da 0,5 mm e massima cura nell’allineamento dei fori, perché qualcuno è fuori linea con gli stessi della medesima fila.

L’intervento più gravoso è sicuramente la sequenza di scialuppe di salvataggio allineate ai due lati della nave che, in questo caso, sono ben 22. Anche le scialuppe e i relativi sostegni per la messa a mare sono stampati in un'unica soluzione sul lato del ponte barche, il tutto palesemente fuori scala. Se si sceglie l’eliminazione dei 22 complessi, insieme alle battagliole, in modo da ottenere un ponte pronto per essere dettagliato al meglio, bisogna fare i conti con quanto si riesce a trovare. Per le scialuppe, al momento non sono riuscito a recuperare nulla di assimilabile, sia in plastica sia in resina, e quindi si dovrà ripiegare nel recupero di quelle asportate dalla stampata, eliminando per ognuna i due sostegni laterali, in modo da ottenere 22 “barchette” pronte per essere dettagliate al loro interno (anche se non si vedrà quasi nulla) e fissate ai sostegni (nel gergo davits) facilmente reperibili in fotoincisione. Questi in metallo, sono da accoppiare due a due per rendere il volume apprezzabile, altrimenti otterremmo il contrario, da troppo spessi a troppo fini, cosa che deve essere fatta con la massima precisione utilizzando il cianoacrilato (dove ogni errore è fatale) e quindi allineati perfettamente sul ponte vuoto, avendo avuto cura, in precedenza, di segnare esattamente la loro posizione, in modo da attaccarci le scialuppe, mantenendo quella che sembra essere una prerogativa dei Liners; l’allineamento praticamente al millesimo di millimetro dei singoli impianti sostegni/scialuppe.

Questi gli interventi più impegnativi, il resto è ordinaria amministrazione.

Sui vari ponti potremmo avere qualche problema con le strutture verticali solidali con i ponti, che dovranno essere verniciate con l’ausilio di mascherature. Le sovrastrutture verticali importanti, alberi e fumaioli, richiedono qualche piccola modifica alle ringhiere.

Le superfici orizzontali (ponti) vanno bene e possono essere verniciate con facilità, permettendo l’applicazione delle decals che riproducono i campi da gioco presenti,. Le gru di manovra sono valide, se proprio vogliamo, potremmo assottigliarle un pochino. Andrà applicato, come nella parte aerea della nave, che intercorre appunto tra le gru, l’albero principale e i fumaioli, il solito filo da pesca dello 0,05 colorato in nero.

Per quanto riguarda le battagliole precedentemente asportate, si useranno quelle in fotoincisione. Una vera chicca da leccarsi i baffi ma che può far perdere qualche diottria, è la riproduzione in fotoincisione, della ditta Blue Ridge Model in scala 1:700, delle sedie a sdraio presenti sui vari ponti, a disposizione dei turisti per prendere il sole (volendo della stessa ditta e scala ci sono anche i passeggeri ed il personale di bordo) di solito in un colore molto vivace che aggiungerebbe qualità e realismo al modello stesso.

Un consiglio è quello di dedicare tempo e attenzione alla colorazione dei fumaioli, che sono, come quasi sempre in questo tipo di modelli, una dei particolari che attraggono l’attenzione. Oltretutto quelli della nave americana sono veramente belli nella loro livrea che riproduce i colori della bandiera “stars & stripes”.

Per terminare degnamente il modello, la colorazione dello scafo, riprodotto water line, con il nero predominante (mettendo in evidenza i numerosi oblò), una parte in rosso (opera viva) e con i due colori divisi da una sottile striscia bianca, ottenuta con una successione di mascherature. 

Stilando una considerazione finale, il modello non è per niente semplice, sempre visto nell’ottica pro contest. Sarà per il momento storico che stiamo vivendo, caratterizzato da tristi eventi, sarà per una voglia di cambiamento anche solo cromatica rispetto alle classiche warships, ma ritengo il progetto molto accattivante, anche se, si dovrà dare fondo a tutte le nostre capacità modellistiche, che come ben sappiamo sono poi il bello del “gioco”.

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